50mo DI ORDINAZIONE SACERDOTALE


  • 17 Marzo 2025

Momenti della festa del 50°: Giubileo a S. Paolo, in Casa generalizia, con il Vescovo di Viterbo, Messa in cattedrale, Messa nella chiesa di San Leonardo Murialdo di Viterbo.

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"STRAORDINARIO NELL' ORDINARIO"

LETTERA DEL PADRE GENERALE AI CONFRATELLI GIUSEPPINI “Straordinario nell’ordinario” 125 anni dalla morte di San Leonardo Murialdo 30 marzo 1900 – 30 marzo 2025 Cari fratelli tutti, Il 30 marzo 2025 è un giorno speciale per la nostra famiglia perché coincide con i 125 anni dalla morte del nostro fondatore San Leonardo Murialdo. E’ un giorno da ricordare e celebrare in tutte le nostre comunità religiose e laicali. In questa occasione voglio ritornare su quello che ha detto il Papa San Paolo VI nel giorno della canonizzazione del Murialdo, avvenuta il 3 maggio 1970, definendolo “straordinario nell’ordinario”. In che cosa consiste la sua straordinarietà e come ha vissuto la sua vita nell’ordinarietà? Il centro di tutta la sua esistenza è stato l’amore di Dio. Il testo più significativo per cogliere la ricerca della santità nel Murialdo, espressa nella relazione di amore con Dio, è il brano del suo Testamento: “Dio mi ama. È vero! Dio mi ama. Che gioia! Che consolazione! Egli mi ama di un amore così grande, così perfetto che è uguale a lui, infinito, eterno, perché in Dio non c’è nulla di ineguale. Non c’è il più o il meno; tutto ciò che c’è in Dio è Dio: grande, immenso, eterno, infinito come Dio. Dio mi ama, dunque, d’un amore infinito (Test., pp. 167, 169). Fronte all’immensità dell’amore di Dio, Murialdo si sente piccolo, incapace di rispondere a questo infinito amore del Signore. E’ straordinario nell’ordinario nella vita di preghiera. Scrive don Eugenio Reffo sul Murialdo, uomo di preghiera: “fu uomo d'azione e di preghiera, e più ancora di preghiera che di azione... Nei trentaquattro anni, nei quali convisse con noi, egli si dimostrò subito da principio, e poi ogni volta più, uomo di preghiera: non tralasciava per pregare il compimento degli altri doveri, ma l’opera sua accompagnava e santificava con la preghiera, pregando di notte, quando non lo poteva fare di giorno, sacrificando il proprio riposo al bisogno di pregare” (Reffo, Vita, pp. 256-257). Credo che essere figli del Murialdo significhi imitarlo nella sua vita ricca di attività e di preoccupazioni per i giovani poveri del suo tempo, eppure ricca di preghiera. Questo dice quanto fosse grande e profondo l’amore del Murialdo per il Signore che lo sosteneva nella missione. E’ straordinario nell’ordinario nell’educazione dei giovani. Lo stupore e la meraviglia del Murialdo per un Dio che ha continuato ad amarlo, lo porta all’ammirazione per il medesimo amore che Dio riversa sui giovani poveri. Dedicò tutta la sua vita all’educazione religiosa, umana e professionale dei giovani. E’ da far notare che tra tutta la gioventù, egli scelse quella della periferia. Nel 1869 il Murialdo così si esprimeva: “Poveri e abbandonati: ecco i due requisiti che costituiscono un giovane come uno dei nostri e quanto più povero e abbandonato, tanto più è dei nostri” (Scritti, V, p. 6). Dio ci parla nei giovani, specialmente poveri e abbandonati; essi sono per noi un luogo teologico; attraverso di loro Egli ci interpella per aprire nuovi cammini di speranza. Murialdo fu straordinario nell’ordinarietà della vita perché è stato attento alle relazioni umane con tutti, con i confratelli, i laici, i collaboratori e i giovani. In tutti i settori in cui Murialdo si è impegnato, dimostrava quanto fosse naturale per lui riconoscere, suscitare e valorizzare i laici nella Chiesa. Così un giorno egli rivolgeva la parola ai maestri assistenti del Collegio Artigianelli: “Facciamo da parte nostra tutto come se tutto dipendesse da noi; è Dio che fa il bene, ma esige come condizione che noi lavoriamo, seminiamo, facciamo quanto possiamo; e poi preghiamo, preghiamo” (Scritti, V, p. 65). Il XXIV CG riconosce come una grande ricchezza che la responsabilità della nostra missione educativa risieda nella Famiglia del Murialdo. Per concludere, voglio ricordare quello che il Papa Paolo VI ha detto di lui nel giorno della canonizzazione: “Non solo è vivo e glorioso in cielo, ma è anche nostro compagno e modello nel pellegrinaggio sulla terra e nel tempo”. Il giubileo che stiamo vivendo ci invita a essere “Pellegrini di Speranza”, il che implica un viaggio sia spirituale che apostolico, e per noi giuseppini e per tutta la Famiglia del Murialdo significa camminare verso una maggiore consapevolezza della presenza di Dio che è amore nella vita quotidiana e un impegno a vivere secondo il carisma ricevuto dal Murialdo, preghiamo che per sua intercessione, anche noi possiamo metterci nel cammino della santità. Auguro a tutti una buona celebrazione dei 125 anni della nascita in cielo del Murialdo. Con affetto e cordialità. Roma, 28 marzo 2025 P. Nadir Poletto, csj


30 Marzo 2025

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